Convivenza finisce ma l’ex compagno/a non lascia l’abitazione
Quando una convivenza finisce ma l’ex compagno/a non lascia l’abitazione, soprattutto se la casa è di proprietà esclusiva di uno dei due, ci si trova in una situazione delicata, da gestire con prudenza giuridica, senza agire per vie di fatto, per evitare conseguenze penali.
Ecco tutto quello che devi sapere, passo per passo:
🔹 L’ex convivente può restare a vivere nella mia casa se la relazione è finita?
❌ No, salvo casi eccezionali.
Se sei proprietario esclusivo dell’immobile (la casa è intestata solo a te), l’ex non ha alcun diritto reale o personale a restarvi dopo la fine della convivenza, salvo che:
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sia stato stipulato un contratto di comodato d’uso gratuito;
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vi siano figli minori e il giudice abbia disposto il collocamento del bambino proprio in quell’abitazione.
Altrimenti, il suo diritto a permanere in casa cessa con la fine della relazione.
🔹 Se l’ex ha la residenza nella mia casa ha diritto a restarci?
🛑 No, la residenza anagrafica non attribuisce un diritto a rimanere nell’immobile.
È solo un fatto amministrativo. Il diritto a occupare un immobile dipende dalla titolarità del bene o da un titolo giuridico (locazione, comodato, ecc.).
📌 Quindi, anche se l’ex è ancora residente, puoi legittimamente chiedergli di andarsene.
🔹 Il patto di convivenza tutela l’ex convivente non proprietario?
📝 Dipende dal contenuto.
Il contratto di convivenza (ex legge 76/2016 – Legge Cirinnà) può regolare l’uso dell’abitazione comune, ma:
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deve essere redatto con atto pubblico o scrittura privata autenticata da un notaio o avvocato;
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se non prevede nulla sul diritto di abitazione, il convivente non proprietario non ha diritti sulla casa dopo la rottura.
📌 Senza contratto, l’ex ha solo diritti limitati e temporanei, e comunque non può opporsi legittimamente alla richiesta di lasciare l’immobile.
🔹 Come mandare via di casa l’ex convivente?
Segui questi passaggi legali, evitando qualunque gesto di forza:
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Manda una diffida formale scritta (anche tramite PEC o raccomandata a/r), in cui:
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specifichi che la relazione è cessata;
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chiedi la liberazione dell’immobile;
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concedi un termine congruo (7–15 giorni);
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precisi che, in mancanza, agirai per vie legali.
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Trascorso il termine, puoi:
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depositare ricorso per rilascio dell’immobile (art. 703 c.p.c. o azione ordinaria ex art. 843 c.c.);
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chiedere un provvedimento di urgenza (ex art. 700 c.p.c.), se vi sono situazioni gravi e pregiudizievoli.
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📌 Se l’ex si oppone senza titolo, potresti anche configurare occupazione abusiva.
🔹 Cosa NON fare assolutamente
⚠️ Anche se la casa è tua, non puoi:
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cambiare la serratura senza il consenso dell’ex;
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buttare fuori l’ex fisicamente;
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interrompere luce, acqua o gas;
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usare minacce, insulti, pressioni o molestie.
❗Questi comportamenti possono integrano reati penali (violenza privata, esercizio arbitrario delle proprie ragioni, lesioni, minacce, stalking).
🔹 Quanto tempo devo concedere nella diffida per lasciare l’abitazione?
📌 Di norma, dai 7 ai 15 giorni sono considerati congrui, a seconda della situazione personale dell’ex (lavoro, figli, possibilità di trovare altro alloggio).
🔸 Se l’ex non risponde o rifiuta, puoi procedere subito per azione giudiziale.
✅ In sintesi
Domanda | Risposta |
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L’ex ha diritto a restare? | ❌ No, salvo figli minori o titolo giuridico |
La residenza gli dà diritto? | ❌ No |
Serve diffida scritta? | ✅ Sì, prima di ogni azione legale |
Cosa succede se non va via? | ⚖️ Puoi fare causa per rilascio immobile |
Cosa NON fare? | ❌ No autotutela: vietato cambiare serrature o staccare utenze |