IN ARRIVO NUOVE REGOLE UE PER CONTRASTARE LO STRAPOTERE DELLE BIG TECH USA
Alzare il velo sull’algoritmo: è questa la misura più drastica presente nel Digital Services Act, il nuovo pacchetto di regole della Commissione Ue in arrivo a dicembre. L’Unione Europea sta per annunciare nuove regole per le Big Tech americane, e non c’è molto che i grandi player della Rete possano fare per evitarlo. La Ue vuole assicurare un nuovo contesto di mercato, in cui anche altri soggetti siano in grado di competere.
Google ha già espresso la sua preoccupazione in vista del nuovo quadro regolatorio in arrivo, ma nel breve termine non c’è molto che le grandi imprese Usa.
La Commissione Ue sta per annunciare nuove regole “rivoluzionarie” nel mondo del digitale volte a mettere un freno allo strapotere delle Big Tech Usa e a ricreare un “level play field” pro concorrenziale.
Digital Service Act in arrivo a dicembre
Il Digital Services Act, che dovrebbe arrivare a inizio dicembre, è il primo provvedimento in materia dal 2000 ed è destinato a rivoluzionare la gestione dei contenuti su piattaforme come Google e Facebook.
In senso lato, la Ue vuole rendere i giganti del web più responsabili riguardo ai contenuti pubblicati sulle loro piattaforme, e assicurare che i concorrenti abbiano pari opportunità e possano anche avere la meglio nei confronti del loro strapotere.
Sarà una rivoluzione, ha detto alla Cnbc Thomas Vinje, partner dello studio legale Clifford Chance, secondo cui il nuovo regime regolatorio imporrà un cambio drastico delle pratiche e persino dei modelli di business delle big tech.
Le novità
Il mese scorso la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager ha anticipato alcuni degli apsetti salienti del nuovo pacchetto.
“Le nuove regole…richiederanno che i servizi digitali, soprattutto le grandi piattaforme, siano aperte sul modo in cui costruiscono il mondo digitale che vediamo. Dovranno comunicare cosa hanno fatto per contrastare il materiale illegale”, ha detto.
In altre parole, Google, Facebook & Co dovranno raccontare in modo trasparente alla Ue in che modo decidono su quali sono le informazioni e i prodotti da raccomandare ai cittadini e consumatori europei e “quali sono invece le informazioni e i prodotti da nascondere, e darci la possibilità di influenzare queste decisioni, invece che affidarci semplicemente a loro – ha aggiunto vestager – inoltre, dovranno dirci che paga per le pubblicità che vediamo, e perché siamo stati target di una determinata pubblicità”.
Cambiamento epocale
Sarà un cambiamento epocale per le Big Tech, che di fatto saranno costrette ad alzare il velo sui loro algoritmi che finora sono stati tenuti rigorosamente segreti da anni.
“I severi divieti in discussione nel Digital Services Act sono uno tsunami in termini di come le piattaforme fanno business in Europa”, ha detto Nicolas Petit, professore di diritto della concorrenza presso l’Istituto universitario europeo.
La crociata di Vestager
Negli ultimi anni, la Commissione Ue ha indagato a fondo per mano di Vestager per contrastare il dominio di Amazon, Facebook, Apple e Google.
Ad esempio, nel 2017 La Commissione Ue ha inflitto una multa di 2,4 miliardi di euro a Google per l’utilizzo delle sue ricerche a favore del suo servizio di comparazione di shopping.
Più recentemente, la Commissione ha deciso di chiedere all’Irlanda di recuperare 13 miliardi di mancati versamenti fiscali da parte di Apple. Una decisione peraltro annullata dalla Commissione di Giustizia Ue a luglio, contro cui la Commissione ha fatto appello. Ma non sarà facile averla vinta visto che secondo la Corte al Commissione Ue non è riuscita a dimostrare che a Apple “sia stato concesso un vantaggio economico selettivo e, per estensione, un aiuto di Stato”.
Ed è anche per questo che Bruxelles vuole cambiare il quadro regolatorio, per avere armi più forti per contrastare davvero le big tech americane. E non a caso Google è preoccupata. Le nuove regole sono disegnate per arginare altri player come Facebook, Amazon e Apple ma anche aziende più piccole.
Le proposte normative della Commissione Ue dovranno essere sottoscritte dagli stati membri e dal Parlamento Ue.
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